A cura di Jasmine Formentin e Valentina Luraghi.
Vernissage 16 novembre 2022 ore 18.00.
Apertura mostra dal 16 al 20 novembre 2022.
Anfiteatro della Martesana, Milano.
Lo spazio urbano è in costante cambiamento e con esso si instaura un rapporto sempre più mutevole.
Come percepiamo la realtà che ci circonda e i vuoti urbani che la identificano? Quali sono i cambiamenti che privano gli spazi della loro identità?
Gli anni ‘90 del 1900 sono terreno fertile per l’analisi degli spazi vissuti, che appaiono discontinui, fragili, al tempo stesso alienanti e privi di tratti caratteristici. Percorsi calpestati da tutti ma terre di nessuno.
Una definizione accurata viene introdotta da Marc Augé con ciò che definisce come non-luoghi.
Luoghi senza identità, partecipi di un nostro passaggio e mai di una permanenza vissuta e personale. Non si possono stabilire relazioni sociali o momenti di condivisione. E’ l’assenza dell’essere, del proprio passaggio, e quindi di una mancata storia comunitaria.
Questi non-luoghi sono il frutto di una surmodernità incapace di attribuire caratteristiche storiche a tali spazi. Ad accompagnarla è la condizione umana affondata in uno stato di precarietà stagnante che impregna un presente che richiede sempre di più.
Il tempo non assume più alcun valore simbolico, è il frutto di una continua sovrabbondanza di avvenimenti che si susseguono uno dopo l’altro. Lo spazio, anch’esso reduce dall’eccesso quantitativo, rende ristretta la terra che vogliamo attraversare in breve tempo. Tutto questo
accompagnato da una irrefrenabile sequenza immaginifica e immaginaria che a malapena riusciamo a trattenere mentalmente.
Gli spazi antropologici di impermanenza ci alienano dalla storia e dal vissuto di tali strade e dagli angoli cittadini esclusi da ogni rapporto personale tra l’uomo e l’ambiente.
La città contemporanea vive di un’incessante crescita e l’individuo che la percorre non si autodetermina per mezzo di scambi sociali poiché ormai coinvolto in flussi di attraversamento indefiniti.
Questo vuoto urbano vuole essere concepito come uno spazio pubblico dalle differenti funzionalità per far nascere una nuova percezione della collettività e dell’aggregazione sociale, che negli ultimi tempi c’è stata privata anche in forma globale.
A dare vita all’interpretazione dei non-luoghi urbani sono le differenti istallazioni proposte nello spazio espositivo. Un luogo che incontra supporti differenti, dal video alla fotografia, dalla
performance all’interattività delle installazioni per riempire e riqualificare l’identità dei vuoti urbani che portano ad una tale immersione psico-emotiva.
Mostra realizzata nell’ambito del corso di Tecniche di documentazione audiovisiva di Jacqueline Ceresoli del dipartimento di Nuove Tecnologie dell’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Opere:
Tracce – Sonia Pellegrino, Claudia Gigliotti, Sofia Zerbi, Giulia Elizalde – Animazione 2D Videoinstallazione
Milano da perdersi Lara David, Marica Ortega, Lauryn Stella Sardella, Francesca Vulpiani – Pannello in sughero, carta, chiodi, fili di lana colorata.
Ecosistema alla deriva – Valentina Luraghi, Rebecca Morisco, Marzia Nicola – Tappeti di stracci, indumenti, scarpe, gesso, vernice in spray.
L’arte dell’arrangiò – Simone Blo, Jasmine Formentin, Asia Lupo
Il taccuino del flâneur – Aurora Bini, Mario Usai – Taccuino e stampe fotografiche
Vedere oltre – Morgana Jonghi Lavarini Crocetti, Marta Moggi, Gaia Sirio
Frammenti d’identità – Lara David, Francesca Vulpiani Stampe fotografiche, corde, frammenti di iuta, fogli di rame, chiodi e tappeti, acrilico oro, edera.
Rianimare – Jiarui Tian, Gongni Yang – Videoinstallazione