Un dialogo tra arte e natura nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
installazioni artistiche nel borgo de Il Castagno d’Andrea e alla GROTTA DELLE FATE
La cultura e la natura si incontrano nuovamente nel cuore della Toscana: il 20 luglio è stata inaugurato il nuovo percorso artistico nel borgo de Il Castagno d’Andrea, parte dell’edizione annuale di “Percorsi d’arte nel Falterona”. Curato da Angelo Caruso, presidente dell’associazione culturale City Art, questo evento è uno dei più attesi dell’estate.
Il borgo de Il Castagno d’Andrea, famoso per essere il luogo di nascita del rinomato pittore rinascimentale Andrea del Castagno, si trasformerà in un museo a cielo aperto grazie alle opere permanenti di artisti di diverse sensibilità e background che si sono ritrovati a Castagno per creare installazioni uniche. Beppe Carrino esplora la spiritualità umana, mentre Benedetta Chiari celebra la resilienza della comunità locale. Gabriele Mundula medita sulla memoria e le connessioni umane, Vincenzo Luca Picone ridefinisce il paesaggio con materiali naturali, Elisa Pietracito pone l’accento sull’importanza dell’acqua e della sostenibilità ambientale, infine Stefano Sevegnani cattura l’essenza del movimento e della trasformazione.
Questi artisti non solo arricchiscono il paesaggio con opere d’arte, ma invitano i visitatori a riflettere sulla nostra relazione con la natura e sulla complessità delle esperienze umane. “Percorsi d’arte nel Falterona” promette di essere un’esperienza straordinaria, dove arte e ambiente si fondono in un dialogo ricco di significato e ispirazione.
Questa iniziativa, realizzata con il patrocinio del Comune di San Godenzo e la collaborazione della comunità locale, offre ai visitatori l’opportunità di esplorare la bellezza naturale del Parco e di riflettere sull’importanza della sostenibilità e della memoria storica attraverso l’arte. “Percorsi d’arte nel Falterona” arricchisce il territorio con opere che trasformano l’ambiente naturale in un luogo di contemplazione e riflessione.
Quest’anno, la collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze ha portato a un’esperienza indimenticabile inaugurata il 7 luglio: un percorso artistico che conduce alla suggestiva Grotta delle Fate. Questo progetto, è frutto del lavoro degli studenti dell’Accademia e la curatela dei docenti Marcella Anglani e Robert Pettena e testimonia l’importanza educativa e formativa dell’iniziativa per i giovani artisti.
L’evento è un’occasione imperdibile per chi desidera immergersi in un’esperienza straordinaria tra arte e natura nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
LE INSTALLAZIONI NEL BORGO
BEPPE CARRINO – Trittico
Realizzate con materiali naturali o tratti dalla vita quotidiana, le opere di Beppe Carrino nascono dalla ricerca e valorizzazione delle tradizioni popolari, con una chiara valenza sociale. Nelle sue opere è centrale il dialogo e la relazione con l’Altro, il distante, il diverso, il non rappresentato, il migrante, il dimenticato.
A Percorsi d’arte nel Falterona Beppe Carrino presenta un’installazione che richiama un’ambientazione sacra, una preghiera laica che medita sulla condizione umana attraverso la stratificazione di nodi, intrecci, gesti ripetuti all’infinito come ritualità che si perdono nella notte dei tempi.
BENEDETTA CHIARI – Sussurri dal sottosuolo
Nei suoi lavori Benedetta Chiari assembla e rielabora materiali poveri, spesso provenienti dal contesto naturale. La sua ricerca spazia tra scienza e dimensione estetica, con l’introduzione di materiali sempre nuovi che si legano ai concetti di Superficie e Paesaggio.
A Percorsi d’arte nel Falterona Benedetta Chiari presenta dei bastoni dalla forma a “y” sui quali si intrecciano trame di filati salvati dalle rovine dell’alluvione. Ispirata agli strumenti utilizzati dai rabdomanti per cercare ciò che è nascosto nel sottosuolo, l’installazione sottolinea la continuità di un legame profondo con la terra e celebra la resilienza di una comunità che trova modi per ricucire le ferite di una calamità.
GABRIELE MUNDULA – Quintessenza – Il corpo oltre la materia
Nelle sue installazioni Gabriele Mundula attinge da storia, relazioni umane, natura e misticismo per creare dispositivi in cui l’interazione umana è la componente più importante. Le sue opere spaziano dall’Urban alla Land Art fino a toccare anche il mondo del design innovativo.
A Percorsi d’arte nel Falterona Gabriele Mundula parte da un cumulo di macerie apparentemente casuale per delineare un’installazione che lega il passato al nostro presente ed al futuro che verrà, con la speranza che chi la osserva riconosca che c’è molto altro rispetto a ciò che siamo abituati a vedere tutti i giorni.
VINCENZO LUCA PICONE – VAI
Il lavoro di Vincenzo Luca Picone è frutto di una riflessione sulla quotidianità intesa come teatro vivo. La sua ricerca si focalizza sul ruolo dell’arte in relazione alla questione identitaria frutto del contesto socio-politico.
A Percorsi d’Arte nel Falterona Vincenzo Luca Picone presenta un volume di terra dal profilo sinuoso che ridefinisce l’idea di linea del paesaggio. L’opera da oggetto d’arte diviene luogo dedicato alle attività ludiche. La reinterpretazione della civiltà rurale si unisce all’arte come catalizzatore di situazioni sociali, in un intervento che mira all’integrazione di arte e natura.
ELISA PIETRACITO – Kintsugi Blu
La pratica artistica di Elisa Pietracito affronta le tematiche del contemporaneo tra uomo e natura riflettendo sui valori di sostenibilità sociale e ambientale, utilizzando come soggetti elementi organici o di riciclo, muovendosi tra essi senza limiti di tecnica. Una giovane artista del territorio, con base nel Mugello, con molte partecipazioni a residenze all’estero.
A Percorsi d’Arte nel Falterona Elisa Pietracito realizza una sorta di kintsugi volto a decorare (o riparare) alcune buche nel cemento all’interno del Borgo, in prossimità di un tombino, come a valorizzare questo elemento e ricordare l’importanza dell’acqua che scorre sotto il paese.
Stefano Sevegnani – FUOCO
Nella sua ricerca Stefano Sevegnani si fa ricevitore e trasmettitore dei suggerimenti che gli vengono dai luoghi, dai materiali e dagli azzardi che gli sono di volta in volta proposti. Attraverso l’ascolto e la rielaborazione dell’ambiente circostante attiva quelle trasformazioni che con l’uso del colore rendono manifesta una nuova dimensione dell’ambiente stesso.
A Percorsi d’arte nel Falterona Stefano Sevegnani realizza una installazione di vele trasparenti che si muovono al vento come fiamme rosse e condensano nelle superfici dipinte l’energia del FUOCO.
LE ASSOCIAZIONI PREPARANO
IL PERCORSO ALLA GROTTA DELLE FATE
Alcuni giorni prima dell’inaugurazione l’Associazione Andrea del Castagno ha pulito e reso agibile il percorso per la Grotta delle Fate anche costruendo un ponte con materiale del bosco.
UN LUOGO DI NECESSARIA BELLEZZA
PERCORSI D’ARTE ALLA GROTTA DELLE FATE
“Che meraviglia!” è l’esclamazione degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, guidati dai Professori Marcella Anglani e Robert Pettena durante il sopralluogo a Castagno D’Andrea, un luogo magico e antico, lontano dalla frenesia del mondo di oggi. Immersi in questa natura incontaminata, gli artisti hanno vissuto un’esperienza che stimola osservazione e creatività. Attraversando il bosco, hanno esplorato un paesaggio che culmina nella Grotta delle Fate, una cavità tra massi muschiosi, dimora leggendaria di fate. Le sfumature di verde che caratterizzano il bosco catturano lo sguardo e rigenerano lo spirito, evocando un’atmosfera tolkieniana. Il progetto artistico nasce da questa immersione. Le installazioni dialogano con l’ambiente, invitando i visitatori a vivere il luogo con nuova sensibilità. La sfida di creare in un contesto così potente ha portato gli studenti a riflettere sulla forza della natura, divenuta il centro delle loro opere. Invitiamo tutti a visitare la Grotta delle Fate e a lasciarsi sorprendere dalle creazioni degli artisti, scoprendo nuove prospettive su questo straordinario paesaggio.
Martina Mazzocchi, Giulia Moneti, Beatrice Pasquali
Enrico Budri – Senza Titolo
frequenta attualmente il Biennio in Nuovi Linguaggi Espressivi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha esposto le sue opere in diverse mostre collettive, premi, fiere e biennali. Si autodefinisce come una sorta di “feticista del no sense”, riflettendo su concetti quali le leggi, le politiche e l’immagine.
L’opera rappresenta una potente allegoria delle leggi, evidenziando sia la loro funzione protettiva che la fragilità. Attraverso l’uso di elementi come filo spinato, ricci di castagne e aculei, l’artista ha creato una cintura spinata attorno a un albero. Questa recinzione, che rimane parzialmente aperta, simboleggia la protezione e la difesa del corpo fragile dell’albero. Le spine, metafore delle leggi, proteggono ciò che è delicato e vulnerabile. Comprendendo e rispettando il loro significato, si accede a uno spazio intimo e sicuro, sia fisicamente che spiritualmente.
Irene Scartoni e Giacomo Donati – Innesti Eteroboschivi Autoantropici
si sono laureati in Decorazione e Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove attualmente frequentano il biennio di Nuovi Linguaggi Espressivi. Da marzo 2022, collaborano a progetti sperimentali che esplorano il rapporto tra l’abitante e la città, utilizzando l’intermedialità dei linguaggi. Questi progetti includono la decontestualizzazione di pratiche relative ai rapporti umani e indagano su come lo sguardo possa cambiare la percezione dello spazio urbano.
La stanzialità e l’apparente immobilità delle piante le distinguono dagli animali. La loro vita è incomprensibile agli esseri umani, poiché manca di organi specializzati e movimento, elementi vitali per noi. Questa visione antropocentrica porta all’umanizzazione idealizzata della natura, proiettando qualità umane sul mondo vegetale. Riconosciamo le piante solo quando ci ricordano noi stessi, rivelando un narcisismo latente. Il duo Scartoni/Donati, partendo da queste premesse, presenta dispositivi ironico-ludici che riflettono sull’antropizzazione emotiva della natura, includendo vegetazioni ad alimentazione elettrica che compiono movimenti ripetitivi e inutili.
Marianna Piccini – ATTRAVERSO
dopo aver frequentato il liceo artistico, si è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove ha iniziato a lavorare con tessuti e tinture naturali, mantenendo la natura come tema centrale nei suoi lavori. Nel 2021 ha completato il corso triennale e si è iscritta al biennio in Nuovi Linguaggi Espressivi con indirizzo Decorazione, che sta attualmente frequentando.
L’opera è realizzata con bioplastiche autoprodotte dall’artista, estratte dai colori naturali della vegetazione del bosco circostante la Grotta delle Fate. L’opera è composta da pannelli colorati sapientemente assemblati e rappresenta un portale fisico e simbolico tra il mondo umano e quello vegetale. Tra giochi di luci e trasparenze, l’opera si integra armoniosamente nell’ambiente naturale, creando una congiunzione che rispetta e valorizza il paesaggio circostante.
Matilde Lezzerini – THIPI
ha frequentato il liceo artistico e successivamente si è iscritta al triennio di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove attualmente sta proseguendo gli studi nel Biennio di Nuovi Linguaggi Espressivi.
Utilizzando una varietà di oggetti e materiali naturali, l’artista indaga il concetto di casa e rifugio vegetale. Il processo creativo si è articolato in due fasi principali: una fase iniziale di esplorazione e raccolta, seguita da una fase di accurato assemblaggio. Collocandosi a metà tra l’artificiale e il naturale, la costruzione di queste abitazioni rappresenta per l’artista un gesto di cura e partecipazione con il mondo vegetale.
Sebastiano Branca – Informe decomposto
ha frequentato il triennio al corso di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Catania dove si è dedicato alla ricerca sui materiali classici e industriali, sperimentando nuove metodologie espressive. Trasferitosi a Firenze, si iscrive al Biennio dell’Accademia di Belle Arti, nel corso Nuovi Linguaggi Espressivi con indirizzo Scultura, approfondendo l’installazione, la fotografia e la performance.
L’intervento dell’artista ruota attorno al concetto di frana, interpretato sia come evento storico che come simbolo. L’opera mira a evocare in chi guarda ed esperisce il luogo una sensazione di complicità e presenza, instaurando un profondo legame con il territorio. L’artista desidera abitare il luogo in modo discreto e non invasivo, invitando il pubblico a sentirsi parte integrante del paesaggio e della sua storia, indagando l’esperienza del corpo abitante.
Ufficio Stampa
Silvia Vannacci
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Per ulteriori informazioni sull’evento:
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